Di
Viviana Pizzi
L’ultima
scarpetta rossa nelle piazze italiane porterà il nome di Angela Zappalà. La 59enne di Fiumefreddo di Sicilia (Catania) uccisa
dal figlio 31enne Pietro Battiato
colpita alla gola con un coltello da cucina.
Per
un gesto assurdo come questo qualsiasi motivazione addotta sembrerebbe futile.
Uccidere la donna che ti mette al mondo è un qualcosa di grave, di inaudito. Un
movente però ci deve sempre essere. Gli inquirenti lo richiedono. E in questa
storia è “la stanchezza del 31enne per il continuo andirivieni di clienti che si
recavano dalla donna”.
Chi
era Angela? Una madre ma anche una
cartomante e una veggente. Con questa sua professione rendeva meno dura la
vita economica di suo figlio Pietro, che
di professione faceva il muratore in un cantiere edile. Ma il tran tran
lavorativo della donna, evidentemente non era apprezzato dal giovane.
Che non voleva riconoscere il ruolo
di donna lavoratrice della madre e che quindi la voleva ridurre a un oggetto
capace di soddisfare solo le sue esigenze. Pietro
Battiato, dopo essersi reso conto di quello che ha fatto, quando ha capito che
togliendo la vita a quella donna che aveva ridotto ad una schiava domestica, ha
afferrato il coltello e si è ucciso. Per
non convivere con il rimorso certo, ma anche per non dover rinunciare al ruolo
che la società patriarcale gli affida. Quello dell’uomo che non deve chiedere
mai. Quello di colui che senza una donna che lo serve e lo riverisce in tutto è
morto.
Il
colpevole materiale di questa immane tragedia (femminicidio- suicidio) resta
Pietro Battiato. Lui ha pagato con la
perdita della vita quello che potrebbe essere stato o un impulso omicida o un
omicidio premeditato da tempo. Questo saranno gli inquirenti a chiarirlo come
dovranno chiarire se è stato davvero l’odio del ragazzo per il mestiere della
madre a innescare la mano omicida.
Come
avviene in questi casi l’inchiesta avrà quella durata tale solo per stabilire
il movente. L’imputato materiale non c’è più, quindi non c’è nessuno da
processare. Se non quella società che ha
permesso l’instaurarsi nella mente di Pietro l’odio verso il mestiere della madre.
Un lavoro che toglieva alla donna il tempo per la cura della casa e della
famiglia, nella mente del giovane. E Angela, sua madre, non aveva nemmeno il
diritto di scegliere come trovare i soldi per la sua famiglia.
Il
vero colpevole, quello che potrebbe essere ancora processato, è il patriarcato.
Che impone alla donna di rispettare “il volere” dell’uomo, anche se è suo
figlio. Che nel 21esimo secolo in Italia, ancor può dire alla sua mamma: non
voglio gente in casa, non ti voglio cartomante e per questo devi morire.
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