martedì 5 novembre 2013

Uccide la madre a Fiumefreddo e si suicida: non voleva che lavorasse come cartomante





Di Viviana Pizzi

L’ultima scarpetta rossa nelle piazze italiane porterà il nome di Angela Zappalà. La 59enne di Fiumefreddo di Sicilia (Catania) uccisa dal figlio 31enne Pietro Battiato colpita alla gola con un coltello da cucina.

Per un gesto assurdo come questo qualsiasi motivazione addotta sembrerebbe futile. Uccidere la donna che ti mette al mondo è un qualcosa di grave, di inaudito. Un movente però ci deve sempre essere. Gli inquirenti lo richiedono. E in questa storia è “la stanchezza del 31enne per il continuo andirivieni di clienti che si recavano dalla donna”.

Chi era Angela? Una madre ma anche una cartomante e una veggente. Con questa sua professione rendeva meno dura la vita economica di suo figlio Pietro, che di professione faceva il muratore in un cantiere edile. Ma il tran tran lavorativo della donna, evidentemente non era apprezzato dal giovane.

Che non voleva riconoscere il ruolo di donna lavoratrice della madre e che quindi la voleva ridurre a un oggetto capace di soddisfare solo le sue esigenze. Pietro Battiato, dopo essersi reso conto di quello che ha fatto, quando ha capito che togliendo la vita a quella donna che aveva ridotto ad una schiava domestica, ha afferrato il coltello e si è ucciso. Per non convivere con il rimorso certo, ma anche per non dover rinunciare al ruolo che la società patriarcale gli affida. Quello dell’uomo che non deve chiedere mai. Quello di colui che senza una donna che lo serve e lo riverisce in tutto è morto.

Il colpevole materiale di questa immane tragedia (femminicidio- suicidio) resta Pietro Battiato. Lui ha pagato con la perdita della vita quello che potrebbe essere stato o un impulso omicida o un omicidio premeditato da tempo. Questo saranno gli inquirenti a chiarirlo come dovranno chiarire se è stato davvero l’odio del ragazzo per il mestiere della madre a innescare la mano omicida.

Come avviene in questi casi l’inchiesta avrà quella durata tale solo per stabilire il movente. L’imputato materiale non c’è più, quindi non c’è nessuno da processare. Se non quella società che ha permesso l’instaurarsi nella mente di Pietro l’odio verso il mestiere della madre. Un lavoro che toglieva alla donna il tempo per la cura della casa e della famiglia, nella mente del giovane. E Angela, sua madre, non aveva nemmeno il diritto di scegliere come trovare i soldi per la sua famiglia.

Il vero colpevole, quello che potrebbe essere ancora processato, è il patriarcato. Che impone alla donna di rispettare “il volere” dell’uomo, anche se è suo figlio. Che nel 21esimo secolo in Italia, ancor può dire alla sua mamma: non voglio gente in casa, non ti voglio cartomante e per questo devi morire.

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