Di Viviana Pizzi
La prima era Veronica De Laurentiis, presidente dell’Associazione a suo nome e
la seconda era Paola Colleoni,
pittrice e fondatrice del gruppo “la Carrucola” di Bergamo. La terza, una
vittima senza volto, ha preferito non essere citata. E noi rispetteremo la sua
volontà.
Che cosa hanno in comune le tre
testimoni del convegno di sensibilizzazione sulla violenza intrafamiliare
organizzato nella sede del Comune di Formia? Tutte hanno subito forme di
violenza più o meno gravi dai mariti e compagni.
LA VIOLENZA SESSUALE PRIMA DEL MATRIMONIO E IL CATTIVO RAPPORTO CON LE
FAMIGLIE DI ORIGINE
Veronica e Paola anche una violenza prima di essere sposate. Per
Veronica de Laurentiis la prima violenza subita è quella psicologica. Sua
madre, Silvana Mangano, e suo padre, Dino De Laurentiis sono personaggi dello
spettacolo. Di materiale non le fanno mancare niente: viaggi, cultura, feste,
vestiti. Ma è il morale che manca. Veronica si sente la madre di sua madre. Fa
di tutto per renderla felice ma soffre dei silenzi che quest’ultima le impone
quando fa qualcosa di sbagliato. Sta male e si sente di non valere niente. Suo
padre non è una persona dialogica, lui la liquidava sempre con la frase: Veronica
se sei intelligente fai come ti dico io. La prima volta che non lo ha
fatto, a diciotto anni, uscendo con un uomo di 45 anni, è stata violentata.
Anche Paola ha un cattivo rapporto con sua madre. La sua situazione ha
sfumature orribili. Per lei la violenza sessuale arriva prima . Aveva solo
sette anni quando un parente potente la invita nella sua villa lussuosa. Con un
ghigno da orco la invita a subire una violenza sessuale. Ma quando si va a
lavare le mani pensa alla sorellina di 4 anni. E decide di dire tutto a sua
mamma. Subito dopo pensa di aver sbagliato. Sua madre invece di accoglierla le
dice: “Proprio ora che stava andando tutto bene”.
LE PRIME REAZIONI E GLI INCONTRI CON I MARITI SBAGLIATI
Veronica si è chiusa in se stessa. Per due mesi dopo lo stupro non
è uscita di casa. Non mangiava e non usciva nemmeno nel giardino della sua “Casa
del Mare”. Esce per la prima volta con suo fratello e conosce l’uomo che tre
mesi più tardi diventa suo marito. Una vocina le diceva che non era l’uomo
giusto. Ma lo ha sposato lo stesso.
Paola invece ha cercato aiuto ma le era impossibile trovarlo. Non
trovava nulla che si adattasse alla sua situazione. Nel frattempo trova suo
marito. Un uomo duro con il quale instaura lo stesso rapporto che aveva con sua
madre. Alla mamma non andava mai bene nulla di ciò che faceva così come al
marito. Non ha mai accettato violenza fisica. Doveva prendersi però quella psicologica
così come è accaduto a Veronica.
Veronica intanto ha avuto 4 figli dal suo primo marito. Quello che
le urlava contro a ogni sua mancanza e la faceva sentire una nullità. Ci ha
raccontato che quest’uomo era maniacale. Controllava tutto anche il cestino
della frutta. E se qualche arancia era guasta si metteva a gridare. Lei dice
testualmente queste parole: “invece di mandarlo al diavolo mi mettevo a
piangere. Poi uscivo, andavo al mercato e ricompravo le arance”. Tutto
questo fino a quando a 35 anni non ha deciso di troncare questo rapporto fatto
di violenze psicologiche ma anche qualcuna fisica. Il giorno in cui lo comunicò
al marito le arrivò la conferma che quello non era l’uomo giusto. L’uomo prese
la pistola, gliela puntò addosso e le disse: “se te ne vai uccido te e i tuoi
figli”
Anche Paola
intanto voleva lasciare suo marito. Ma le violenze psicologiche, che alla fine
divennero anche fisiche, non vennero riconosciute dai suoi figli. La madre e il
marito avevano compiuto nei ragazzi il lavaggio del cervello. Facendo passare
lei per cattiva e loro per buoni. Risultato fu che non ha avuto rapporti con
loro per circa 8 anni.
LA REAZIONE, LA RESILIENZA E
INFINE LA SPERANZA
Veronica reagisce. Riesce a trovare la forza di lasciare suo marito
ma dopo quattro anni scopre che lui ha abusato sessualmente dei figli. Dopo una
denuncia e la terapia riesce a farlo condannare a 14 anni di carcere a Los
Angeles. Lui però dopo 7 anni finisce di scontare la pena e viene espulso dagli
Usa. Ora vive in Italia. Intanto passa da una relazione all’altra e tutte
sbagliate. Non ai livelli del primo marito ma pur sempre con amarezza e
delusione.
Anche Paola reagisce. Per farsi aiutare si rivolge a consultori,
sacerdoti medici e psicologi inadeguati. Fino a quando non ha trovato un
pedagogo che le ha saputo dimostrare che i colpevoli del suo disagio erano la
madre e il marito. Una cura che le ha permesso di ritrovare la fiducia in se
stessa e di recuperare il rapporto con i suoi figli
Resilienza è il termine
psichiatrico che indica il sapersi riprendere e dare una nota di positività a
una vita fatta di dolori.
Veronica ci è riuscita. Ha scritto due libri in cui ha tirato fuori
la sua sofferenza. Ha creato l’associazione Veronica De Laurentiis e ha messo
al servizio degli altri la sua esperienza traumatica. Solo così e dopo anni di
rielaborazione è riuscita a uscire dalle dinamiche negative che avevano avvolto
la sua vita.
Anche Paola ci è riuscita.
Ha fondato il Gruppo La Carrucola a Bergamo. Ha cominciato con incontri
settimanali che servivano come autoaiuto. Poi la sua esperienza si è allargata
anche al virtuale fondando il sito www.lacarrucola.it
attraverso il quale raccoglie testimonianze provenienti da tutta Italia.
Veronica e Paola ora sono appagate anche nel campo sentimentale.
Entrambe hanno trovato un uomo che le capisce e le appoggia in quello che
fanno.
Veronica dice di se: “Ora sono una donna felice”.
E se esserlo significa percorrere
strade dolorose verso la guarigione lo consigliamo a tutte le vittime che ci
leggono.
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