martedì 19 novembre 2013

Prostituzione minorile, l'allarme dell'ordine dei giornalisti: non continuiamo a violentarle




Di Viviana Pizzi 



A quanto pare i giornalisti della stampa e della televisione preferiscono ignorarlo. Per una copia in più, per un click in più e anche per aumentare lo share del proprio contenitore domenicale sono pronti a tutto. Anche a trattare le 14enni costrette a prostituirsi da una società maschilista, in baby squillo. Noi volutamente fino a questo momento non ci siamo occupati della vicenda. Non ci interessa trasformare vittime in mercificazione.  Altri però sono pronti anche a tradire e rischiare sanzioni dall’ordine dei giornalisti.
L’intervento del garante dell’infanzia e dell’adolescenza è stato accolto con gioia da quella parte di opinione pubblica che vede queste ragazze per quelle che sono: vittime della società patriarcale e di sfruttatori senza scrupoli pronti a lucrare sul loro corpo. Prima di questo però anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino si era espresso in merito. Era il 13 novembre e, a quanto pare, anche il suo appello è rimasto inascoltato.
Chi guarda all’immediatezza della notizia ci potrebbe liquidare con la solita frase: è vecchia che la ripete a fare. Invece il messaggio del presidente dell’ordine va ripetuto eccome visto che c’è chi finge di ignorarlo e continua nella mercificazione della notizia. Il messaggio inizia così: BABY SQUILLO, NON CONTINUIAMO A VIOLENTARLE.
Ho esitato – aggiunge il presidente-  consapevole che insorgeranno quanti parlano, a sproposito, dei diritti dei giornalisti, secondo loro previsti dall’articolo 21 della Costituzione che, invece, regola il diritto dei cittadini ad avere una informazione rispettosa della verità e delle persone. 
Ma credo proprio sia ora di smetterla. I presidenti della Rai e di Mediaset e i direttori di tutte le testate dovrebbero porre fine a questa vergogna, diventata oggetto di intrattenimento. La notizia c’è, ed è sconvolgente: due bambine che si prostituiscono con una che avvia l’altra su una strada che passa anche per la droga. Un gruppo di malfattori che ne approfitta, per danaro o forte del danaro di cui dispone.
Ma ora basta: questo incoraggiare un voyeurismo mediatico non per dare informazioni (che cosa c’è da aggiungere alla notizia del fatto e degli arresti?), ma per garantire audience e ipotetici riscontri in edicola, in una gara squallida a chi fornisce il particolare più disgustoso, non ha nulla a che vedere con il dovere di una informazione corretta
”.
Nella seconda parte del messaggio si arriva a quella che si parla di violenza
Questo accanimento è un ulteriore atto di violenza – ha continuato-  che si consuma con la pubblicazione degli sms e di elementi che hanno portato tanti ad identificarle, da ultimo anche grazie alla pubblicazione di foto con l’”alibi” di aver messo dei pixel sul volto. Tutti gli studenti del loro liceo le hanno ora identificate con certezza. In questa disgustosa gara, il passo successivo sarà la diffusione delle foto hard delle due adolescenti o del filmino del ricatto. Ma nel frattempo si tende a tenere desta l’attenzione più pruriginosa con l’uso di termini-esca per un pubblico di cittadini che merita qualcosa di meglio dall’informazione. 
Occorre una scelta di responsabilità, se vogliamo davvero provare ad aiutarle e non puntiamo solo, per l’audience o la diffusione di copie, a regalare eccitazione ai tanti malati che trovano normale fare sesso con delle adolescenti
”.

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