lunedì 4 novembre 2013

CASO CANCELLIERI VS CASO IDEM: QUANDO LA MINISTRA E' SCOMODA SOLO SE METTE IN PERICOLO IL PATRIARCATO




di Viviana Pizzi
Se la ministra rischia di “voler cambiare le regole della partecipazione femminile in politica” va fatta dimettere. Se invece con il suo intervento permette la liberazione di Giulia Maria Ligresti accusata di falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato in relazione al caso Fonsai, la ministra resta al suo posto.
I casi che andremo a confrontare sono quelli relativi alle ministre Annamaria Cancellieri e Josefa Idem. La prima ancora in carica nonostante con la sua influenza abbia fatto scarcerare Ligresti nipote. La seconda dimissionaria da giugno per non aver pagato l’Imu e l’Ici su una sua proprietà.
IL CASO CANCELLIERI – LIGRESTI
Annamaria Cancellieri a quattro giorni dalla pubblicazione del verbale sul sito di Repubblica, è ancora al suo posto. La storia però inizia quando il 17 agosto il gip aveva respinto la richiesta di trasferimento ai domiciliari presentata dagli avvocati di Giulia Ligresti.  Un provvedimento che era stato motivato con l’anoressia di cui la donna soffriva in passato. Dopo che la richiesta non è stata accolta, lo zio Antonio ha chiesto aiuto alla ministra della Giustizia che ha parlato a sua volta con i due vice capo di dipartimento per l’amministrazione penitenziaria per sensibilizzarli sulla sua. Dopo la chiamata, Giulia Ligresti è stata scarcerata.
Sono stati i magistrati di Torino a scoprire i contatti tra la famiglia e la ministra Cancellieri. E per questo motivo l’hanno interrogata per chiarire la vicenda.E’ Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti ad essere  stata intercettata mentre parla al telefono con il cognato, Antonino Ligresti: “La persona che potrebbe fare qualcosa per Giulia è la ministra Cancellieri”. Il 28 agosto Ligresti è  stata scarcerata. La ministra si è difesa dicendo di essere intervenuta anche in altri casi. E di non aver fatto nulla di male che potesse giustificare le sue dimissioni. Dimissioni che non vanno date per risolvere prima la questione carceri che, dopo la condanna dell’8 gennaio dalla Corte di Giustizia Europea, va risolta per evitare all’Italia sanzioni salatissime in materia di diritti umani.
IL CASO IDEM E IL MANCATO PAGAMENTO DELL’IMU
Il Governo è partito da circa due mesi. Josefa Idem insieme a Laura Boldrini e a Cecile Kyenge ha iniziato una vera e propria battaglia per i diritti delle donne in politica. Ha lottato con la presidente della Camera contro gli abusi in rete. Durante il suo brevissimo mandato, è stata approvata in Parlamento anche la Convenzione di Istanbul.Tutto questo, dal Governo Letta, è stato considerato meno importante della questione carceri ovviamente. Veniamo però a quanto avrebbe messo in campo di sconveniente la ministra Idem. Si tratta di presunte irregolarità nel pagamento di oneri previdenziali e nella gestione del patrimonio immobiliare. Avrebbe insomma evaso Ici e Imu riguardo a una sua proprietà di Ravenna. Un immobile usato anche come palestra.Idem che fece? Al contrario di Cancellieri, disse di essere pronta a pagare i suoi errori. Il 22 giugno, tre giorni dopo l’approvazione della convenzione di Istanbul, si disse no alle sue dimissioni. Due giorni dopo però, dopo un incontro con Enrico Letta, è Idem stessa che lascia l’incarico. Un caso che di fatto ha disintegrato il ministero per le Pari opportunità. Diventato da allora una succursale del ministero del Lavoro. La nominata è infatti Maria Cecilia Guerra. E da allora il ministero si è ridotto quasi al nulla.
PERCHE’ LE DUE QUESTIONI SONO PARAGONABILI
La prima ha favorito un’amica galeotta e la seconda non ha pagato l’Imu. Entrambi sono comportamenti da condannare perché contro quello che ci si aspetterebbe da una politica. Quello che c’è invece da chiedersi è perché Cancellieri non dovrebbe dimettersi mentre a Idem è stato evidentemente richiesto. La prima ragione è concettuale. Il Governo Letta pensa di essere seduto su un equilibrio precario. E per questo le dimissioni della guardasigilli ora porterebbero scompiglio. Prima di tutto: a quale partito assegnare la poltrona? Poi la questione carceri. Con l’impasse del ministero della Giustizia, si rischia di pagare salata la multa per non aver ottemperato ai dettami della Corte di Giustizia Europea.
I motivi, anche se non condivisibili dagli italiani, li prendiamo per buoni. Non era altrettanto necessario però chiedere alla ministra Idem di restare? Non si poteva pensare che per risolvere l’emergenza femminicidio servisse una rappresentante di governo capace e in grado di collaborare con il resto del governo per risolvere bene la questione?Evidentemente no. I problemi delle donne, in una società a forte vocazione maschilista, vengono dopo. Evidentemente non è questo il Paese che vogliono i nostri Governanti. Vogliono invece che continuiamo a sottostare e chiedere di poter fare qualcosa. Vogliono una donna che si senta in colpa se viene stuprata. Vogliono una donna che si piega al modello patriarcale secondo il quale, se c’è una faccenda domestica da fare oppure curare un malato, la questione resta “da femmina”. Vogliono una società in cui l’uomo decide per la donna se deve abortire o meno e poi non si degna nemmeno di cambiare un pannolino al piccolo. Idem era un pericolo per il patriarcato. E per questo andava eliminata politicamente. Mentre Cancellieri no. Non è un simbolo di lotta femminista e anche se donna, può rimanere lì. A rappresentare quel potere politico che il patriarcato ci concede. Non quello che noi ci prendiamo, come Idem avrebbe voluto da ministra per le Pari opportunità.

Nessun commento:

Posta un commento