Quanto può incidere la pratica di
un’arte marziale nell’evitare che lo stupro si perpetri? E’ possibile
difendersi ma non si può certo eliminare il problema con una mossa di judo o di
karate. Non sembrano però pensarla così tutte le persone che si impegnano a
lottare contro il femminicidio.
Ed ecco che una pagina facebook
intitolata “Basta femminicidio” riporta oggi questa fotografia: sessantunenne
vittima di un tentato stupro a Milano si difende grazie ad una mossa di judo.
Come se bastasse per evitare un’aggressione sessuale.
La prestanza fisica è importante
in uno scontro ma non è tutto. Questo non è altro che un modo per
colpevolizzare le vittime a mio avviso. Come dire loro: sarai stuprata se non frequenti
un buon corso di arti marziali. Una campagna incomprensibile a chi
subisce uno stupro. Soprattutto a chi si sente minacciata con un coltello, a
chi si blocca per la paura e a chi magari si difende dal femminicidio
permettendo l’atto meno lesivo. Che in quel caso, quando si rischia di morire,
è proprio lo stupro.
La colpa della donna è quella di
non sapersi difendere. Questo è il messaggio che passa ogni qualvolta si invoca
l’arte marziale per la difesa dello stupro. Per questo motivo noi siamo
contrari a questo tipo di messaggio. Lo stupro pensiamo che si combatta invece
non solo con la difesa dal punto di vista fisico ma anche psicologico. Solo se
la mente è pronta a reagire ci si può salvare. Solo se la mente non blocca il
corpo. E a chi dice che basta un po’ di prestanza fisica noi rispondiamo
picche. Il karate da solo non basta.
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