martedì 15 ottobre 2013

Ministero Pari Opportunità, il nulla più assoluto. E Letta si nasconde dietro la Boldrini

Era il 24 giugno quando Josefa Idem ha lasciato il ministero per le pari opportunità. Lo ha fatto dopo essere stata travolta nello scandalo del mancato pagamento dell’Imu di una palestra a lei intitolata. Da allora il dicastero è precipitato in un’ombra quasi assoluta. Maria Cecilia Guerra, la ministra che ha sostituito l’ex canoista è rimasta in sordina.
Poche e sporadiche le sue dichiarazioni in merito alle questioni legate al decreto sulla sicurezza, voluto dal Ministero dell’Interno e fatto passare come decreto sul femminicidio. In un’intervista dell’11 settembre all’Huffington Post espose le sue teorie in merito.
LE DICHIARAZIONI SUL DECRETO: NO ALL’AFFIDAMENTO DEI BAMBINI AI GENITORI CHE SI MACCHIANO DI MALTRATTAMENTI FAMILIARI
Quando si parla della legge tanto discussa si esprime così: “Personalmente presenterò degli emendamenti affinché nei casi di separazione non vengano affidati i figli ai genitori, spesso uomini, che si sono macchiati di maltrattamenti famigliari e violenze”.
Quando però viene contestato che soltanto l’ultima parte del provvedimento è dedicato al Piano nazionale antiviolenza risponde: “L'ho voluto fortemente. Contiene quelle misure che sono invocate specialmente dalle associazioni impegnate contro la violenza sulle donne e che ritengo siano fondamentali: la formazione delle forze dell'ordine e degli operatori sanitari, progetti educativi nelle scuole per insegnare ai ragazzi il rispetto nelle relazioni sentimentali, maggiore supporto finanziario ai centri anti-violenza”.
IL VUOTO DI INIZIATIVE SUL PORTALE UFFICIALE DELLE PARI OPPORTUNITA’

Andando a spulciare nella sezione bandi e avvisi si scorgono ben poche attività del ministero. Il sette agosto infatti è partito un Pon per trovare due esperti che lavorino in Puglia in un progetto che crei spazi a favore delle persone diversamente abili. Il giorno precedente invece è stato presentato un bando Unar per l’aggiudicazione definitiva servizio per la realizzazione di attività rivolte a migliorare l’informazione e l’inclusività delle imprese sui temi del diversity management.

Il due agosto si avvia invece il bando per raccogliere dati sull’immigrazione in Italia mentre a luglio, il 23 di preciso, un avviso pubblico per la realizzazione di un’indagine di mercato per la realizzazione di un Osservatorio Regionale.

Poi il buio, nulla di nulla che porti il nome di violenza sulle donne oppure che parli di femminicidio. Nella sezione campagne di sensibilizzazione invece non c’è nessuna iniziativa che porti il nome del ministro Maria Cecilia Guerra. L’ultima, che risale all’omofobia è addirittura datato gennaio 2013, anche prima dei mesi di gestione del ministero di Josefa Idem.

E IL GOVERNO LETTA SI NASCONDE DIETRO AL PARAFULMINE LAURA BOLDRINI

Quanto appena detto dimostra una cosa sola: il Governo Letta non è affatto un esecutivo che punta sulle pari opportunità. E allora cosa fare per mascherare questa grave mancanza? Favorire la comunicazione portata avanti dal presidente della Camera Laura Boldrini.

Che in quanto a difesa dei diritti degli omosessuali e delle donne da mesi ha fatto partire una campagna che spesso la porta ad essere oggetto degli attacchi indiscriminati di chi avversa le politiche femminili. Le sue parole contro la fossilizzazione della figura femminile vista soltanto come madre e serva del compagno uomo, vengono spesso travisate. Laura Boldrini, come si vede in questo video, sostiene semplicemente che le donne non sono solo questo e che la rappresentazione in pubblicità deve essere anche altro. Non solo madri che servono a tavola o puliscono la casa.

Il Governo Letta però che fa a questo proposito? Nulla di nulla, non affianca alla battaglia del presidente della Camera nessun atto davvero concreto, se non un decreto sul femminicidio che si occupa anche di violenza negli stadi e di manifestazioni No Tav.

Quindi la verità che emerge è la seguente: Laura Boldrini è il parafulmine del Governo Letta in merito alle politiche di genere. Sostituisce di fatto il ruolo della ministra per le pari opportunità. E lo fa talmente in modo visibile che ci fa scordare che l’attuale esecutivo ha di fatto cancellato le funzioni del dicastero istituito nel 1996. 

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