Di Viviana Pizzi
Un uomo che parla di
questione maschile. A primo colpo questa dichiarazione potrebbe far pensare a
qualcosa di becero, di assurdo maschilismo pronto ad entrare ancora nella sfera politica. E
invece no. Pippo Civati, candidato alla segreteria politica del Partito
Democratico nel congresso dell’8 dicembre, pensa che il problema siano gli
uomini. E la loro visione di argomenti scottanti come il femminicidio e la
mancata applicazione della legge 194 sull’aborto.
DAL
BLOG DI CIVATI E LA QUESTIONE MASCHILE
E’ stato accusato di aver dato
troppo spazio alle argomentazioni di parte. E per questo motivo ha deciso di
riaffermare il suo pensiero. Lo fa direttamente dal suo blog
dicendo: Mi sono diffuso sulla questione maschile (non
femminile, perché in questo Paese i problemi ce li hanno i maschi) e credo di
aver fatto non bene, benissimo.
Poi ha
sottolineato di non voler attaccare nessuno ma di voler mostrare il suo
disaccordo con quella che è diventata la morale dominante. Che ha poco di
morale e molto di dominante. Ed è così che definisce la cultura del maschilismo
e l’incapacità di comprendere la cultura della differenza. La questione di genere
per Civati è il primo problema da cui ripartire se si vogliono cambiare le cose. E
mi sorprende che nel Pd si discuta di tutto e non delle cose (così) importanti.
LA
QUESTIONE MASCHILE PUNTO PER PUNTO NEL PROGRAMMA DEL PD CIVATIANO
Civati
sostiene che la formula ottocentesca “questione femminile” vada rovesciata. Ma non perché le
donne non abbiano più problemi e siano diventate in tutto e per tutto uguali
agli uomini. Ma perché sono gli uomini con la loro tenace “questione maschile” che producono iniquità, ingiustizie
e violenze e che rallenta lo sviluppo
del Paese, che ne dimezza le potenzialità impedendo allo sguardo femminile di applicarsi alla globalità dei problemi e
di prendere parte alla formazione delle decisioni pubbliche.
E’ grave per Civati che
le cittadine di questo paese debbano porsi in modo autodifensivo su tematiche ritenute
“femminili” dalla fecondazione assistita, all’aborto,
alla violenza e al femminicidio , questioni che invece hanno direttamente a
che vedere con la sessualità e i modelli
maschili.
CIVATI E LA FECONDAZIONE ASSISTITA
Secondo
Pippo Civati la legge attuale sulla fecondazione assistita va cambiata.
“Deve consentire – ha sottolineato - indagini pre-impianto sugli embrioni di coppie portatrici di malattie
genetiche in conformità a quanto sancito
dalla Carta Europea dei diritti dell’uomo. Ma l’ingiustizia va in gran parte
ricondotta a una concezione maschile della donna come mero contenitore di
embrioni, nonché merce di scambio ideologico. Vanno inoltre adottate tutte le
misure necessarie alla prevenzione
dell’infertilità maschile e femminile, in gran parte riconducibili alla
ricerca tardiva dei figli a causa di
un’organizzazione maschile del lavoro che punisce le madri con dimissioni in
bianco, licenziamenti, interruzioni di
carriera. Una diversa organizzazione, che tenga conto del pensiero delle donne
sul lavoro, e un’autentica considerazione del valore sociale della
genitorialità è il miglior presidio contro l’aumento dei casi di infertilità.
CIVATI
E L’ABORTO
Per Pippo
Civati l’applicazione della legge 194 è fondamentale e ci vuole
un’organizzazione migliore per la sua applicazione.
“La non applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza
- ha sottolineato- e lo smantellamento dei
consultori corrispondono a logiche di carriera ospedaliera, con aumento
vertiginoso dell’obiezione di coscienza
e alla salvaguardia degli interessi della sanità privata. Per il Pd è tempo di far sentire la propria voce su
questi temi per migliorare la diffusione di informazioni sulle misure di contraccezione, anche
attraverso corsi di educazione e informazione sessuale nelle scuole, finalizzate a una condivisione
della responsabilità procreativa da parte degli
uomini; di potenziare e modernizzare la proposta dei “vecchi” consultori
familiari; di garantire l’applicazione
su tutto il territorio nazionale della legge 194/1978, anche stabilendo
una percentuale di personale non
obiettore nelle unità ginecologiche degli ospedali pubblici.
CIVATI E IL FEMMINICIDIO
La
mentalità patriarcale e la questione maschile sono per Civati le cause
principali del femminicidio. Ecco la sua ricetta per affrontare il fenomeno.
“La violenza non può essere affrontata solo con provvedimenti di ordine pubblico e di sicurezza. Il Pd deve
porsi in ascolto della decennale esperienza dei centri e delle associazioni antiviolenza, destinando
adeguate risorse a queste realtà, promuovendo
interventi di sensibilizzazione nelle scuole e nelle Università,
cambiando e certificando i libri di
testo che continuano a tramandare modelli rigidi e fuori tempo, sulla
base dei quali alunni e alunne
formeranno le loro rispettive identità di genere e le loro relazioni;
promuovendo una formazione delle forze
dell’ordine e di tutto il personale addetto; destinando parte delle risorse all’accompagnamento e alla terapia degli
stalker e dei sex offender per prevenire l’escalation delle violenze fino al femminicidio”.
CIVATI
E L’OCCUPAZIONE FEMMINILE
Occupare le donne è il
primo passo per uscire dalla crisi per Civati.
“E’ alle donne che il mondo del lavoro fa pagare il prezzo della crisi,
ostacolandone l’ingresso, relegandole
nei settori meno qualificati, mantenendo il gap salariale, obbligandole alle dimissioni in bianco e a rinunciare al
lavoro per motivi familiari, costringendole al ruolo di “welfare vivente” per sopperire alla cronica
e crescente carenza di servizi, sottoutilizzando le più scolarizzate (il 56% dei laureati in
Italia sono donne e l’Ocse calcola che nel 2020 saranno il 70%), resistendo fortemente alla femminilizzazione
dei board: ecco un’altra faccia
dell’irriducibile questione maschile nel nostro Paese, direttamente
correlata alle sue molte arretratezze. Controprova: il trend positivo,
nonostante la crisi, delle imprese create e gestite da donne, che rispondono in modo autonomo
alla chiusura del mondo del lavoro pur
trovandosi a dover superare numerosi ostacoli, come il più difficile
accesso al credito nonostante le donne
siano mediamente più solvibili degli uomini”.
CIVATI
IL PD E LE DONNE
Più in generale, il Pd
deve assumere e fare fronte alla crisi di quella soggettività maschile, attorno alla quale la società ha fin qui
costruito il modello di sviluppo politico, sociale e culturale. E deve in ogni modo favorire la
partecipazione delle donne alla vita pubblica, non pretendendo di inquadrarle nella rigidità delle strutture
maschili, ma intendendole come portatrici di
irriducibile differenza e promotrici di quel cambio di civiltà politica
di cui la nostra democrazia affaticata
ha estremo bisogno. Mai più senza le donne.
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