Di Viviana Pizzi
Un’occasione per raccogliere
testimonianze e per capire come
avvengono gli episodi violenti all’interno della famiglia. E’ stata
questo e anche altro la “Giornata di sensibilizzazione contro la violenza intrafamiliare”
voluta dal Centro antiviolenza e anti mobbing familiare “Silvana Mangano”
sezione di Formia. Un evento patrocinato e fortemente voluto anche dal Comune
della provincia di Latina guidato dal sindaco e neuropsichiatra infantile
Sandro Bartolomeo. Impossibile da realizzare senza la collaborazione della
polizia di stato.
Perché gli agenti sono stati così
importanti. Perché la loro missione in questi ultimi dodici mesi è andata oltre
il normale dovere di servizio. Il Centro Silvana Mangano, che ospita e cura
donne e anche uomini vittime di violenza intrafamiliare, si è trovato negli
ultimi dodici mesi senza sede. La Caritas infatti, che li ospitava prima, da un
giorno all’altro ha tolto la disponibilità dei locali. Per le donne in cura,
per gli psicologi capeggiati dalla psicoterapeuta Dina Aceto, sembrava la fine.
Un altro progetto che rischiava di morire. Però così non è stato. E tutto
grazie all’ispettore capo del Commissariato di Formia Gennaro Perrone e al
sovrintendente Capo Commissariato Amodio Cecere. E’ stata loro l’idea di
spostare i locali del centro antiviolenza in un luogo protetto del
commissariato. E grazie alla loro tenacia i superiori hanno accolto la loro
proposta e hanno permesso al Centro Antiviolenza Silvana Mangano di continuare
a esistere coltivando i sogni della presidente Veronica De Laurentiis. Che, lo
ha ripetuto anche oggi, continua a coltivare l’idea di aprire un centro
antiviolenza intitolato a sua madre in ogni città d’Italia. Ce la farà? Il percorso
sarà certamente difficile. Ma se in tutta Italia esistessero angeli come i
poliziotti di Formia il mondo sarebbe molto migliore.
Importante per il Centro
antiviolenza Silvana Mangano anche l’appoggio del sindaco Sandro Bartolomeo.
Come dicevamo in alto ha appoggiato e messo a disposizione la sala Ribaud del
Comune per la manifestazione. Il Piddino che dopo 5 anni di assenza è tornato
alla guida di Formia dal maggio 2013 ha fatto un annuncio dalla doppia valenza.
“Una delle case sequestrate alla malavita
organizzata- ha sottolineato
durante il suo intervento da neuropsichiatra – sarà donata al Centro Silvana
Mangano per utilizzarla come rifugio protetto”. In primis riconosce la
gravità del problema della violenza sulle donne tra le mura domestiche. In
secundis evidenzia anche che la malavita organizzata esiste nel basso Lazio. Un
segno di discontinuità con il suo predecessore Michele Forte, che ha denunciato
invece Carmine Schiavone per aver dichiarato cose che coinvolgevano anche il
suo territorio.
Fin qui il lato prettamente
organizzativo venuto fuori durante la giornata di sensibilizzazione alla quale
hanno partecipato anche alcune scuole del comune laziale. Però è proprio su
questo che la dottoressa Aceto pone l’accento:
“Alcune
insegnanti hanno detto no perché testimonianze dirette sulla violenza sulle
donne erano da considerare scabrose. Ma cosa c’è di più scabroso delle immagini
che tv e pubblicità ci pongono davanti ogni giorno?”.
Durante la giornata di studi è
stato spiegato come fanno tutti i giorni gli operatori dei centri antiviolenza
a capire quando essa si manifesta. Oltre alla dottoressa Dina Aceto anche il
primo cittadino in veste di neuropsichiatra infantile ci ha spiegato come la
violenza possa avere origine già nell’età infantile.
“Il 20% dei bambini- ha sottolineato- soffre di disturbi post traumatici da stress. Che deriva soprattutto
dai maltrattamenti che subisce il genitore dominante ossia la madre”. Importante
per questi ultimi è la cosiddetta resilienza. Che è quel processo mentale che
permette a ogni vittima di cercare di sopravvivere e trovare il positivo anche
nelle questioni negative.
La dottoressa Aceto ha aggiunto
che la
donna deve reagire e che se vuole lo può fare. Uscire dalla spirale della
violenza è anche necessario per salvaguardare la psicologia dei propri figli. Perché
prima si esce e si inizia il percorso di recupero e meno danni i bambini ne
ricaveranno.
Questa teoria non vuole affatto
colpevolizzare la donna. Che resta la vittima di quello che accade. Ma punta
sul fatto che la vittima debba reagire. Perché più tardi lo fa e più “aiuta in
senso psicologico” l’uomo a continuare a restare quello che è.
Il presidente del consiglio
comunale e medico di pronto soccorso Maurizio Tallerini ci ha invece
sottolineato come il medico deve reagire quando una donna vittima si presenta
al pronto soccorso. “Il medico deve essere innanzitutto
accogliente- ha sottolineato- non deve giudicare quanto accaduto ma deve
porre la vittima in condizioni di poter parlare. Chi subisce violenza deve
essere trattata immediatamente in una struttura protetta. Non deve parcheggiare
nelle corsie del pronto soccorso. Ma essere accolto in un ambiente protetto”.
Per questo motivo è in corso di approvazione l’istituzione di un codice rosa.
Da aggiungere a quelli tradizionali ma da applicare alle vittime di violenza.
Soprattutto a quelle che si recano in pronto soccorso da sole, senza l’accompagnamento
né del 113 né del 118. “Sono queste- ha evidenziato – le donne
che più negano tutto”.
I due poliziotti Gennaro Perrone e Antonio Cecere oltre a spiegare la questione del centro antiviolenza
hanno anche spiegato le modalità per sporgere denunce e querele e il primo
intervento in commissariato per le donne
colpite da violenza.
Anche qui è necessaria l’accoglienza
più totale ma soprattutto la protezione. Mettendo la vittima in modo da poter
testimoniare l’accaduto in ambiente protetto.
Con la denuncia del 113 è invece possibile in tempo reale, monitorando
la zona da cui si chiede aiuto, sapere prima di intervenire, se la situazione è
grave o meno.
Infine gli avvocati. Rossella Grassi ha affrontato la tematica
della famiglia nella Costituzione Italiana. Ripercorrendo tutti gli anni 70. Da
quando nel 1975 la violenza sessuale diventa un reato contro la persona fino
alle conquiste delle leggi sul divorzio e sull’aborto.
Critiche positive al decreto sul
femminicidio dal collega Pasquale Gabriele. Bene l’irrevocabilità della
denuncia e altrettanto bene la possibilità per la vittima di conoscere l’iter
della sua denuncia per stalking. Cosa
accadeva durante il convegno? Che la pittrice Alma Aceto realizzava con la
sua tecnica un dipinto che raffigurava le donne vittime di violenza. Le
immagini più forti sono arrivare durante le testimonianze dirette di Paola Colleoni pittrice e fondatrice dell’associazione “La
Carrucola” di Bergamo e di Veronica De
Laurentiis. Questa però è un’altra storia e ve la racconteremo da parte.
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